MATERA VUOL DIRE MATURITA’
Nel 1993 capimmo perché quella lucana era definita la città dei sassi
Il nostro biglietto dell’ultimo
Matera-Reggina (0-0) disputato
|
Dopo il secondo derby, finito con una vittoria sonante, si
viaggia a Matera contro una squadra che ha iniziato bene il suo campionato. La
vittoria sul Cosenza ha portato sicuramente benefici, ha rinfrancato l’ambiente
e soprattutto la squadra finalmente capace di regalare una soddisfazione ai
propri tifosi. La gara col Cosenza è stata raccontata in vari modi, da una parte
diciamo con visione ottimistica, si è letto che la Reggina ha disintegrato il
Cosenza con la forza del suo gioco; i più realisti hanno scritto e detto di un Insigne
in grado di decidere il match pur nell’ambito di una buona gara nel complesso. Difficile
dire che ci ha visto meglio, il calcio è opinabile, quando si entra nello
specifico forse si è meno lontani dalla realtà. Noi abbiamo visto una partita
che si è incanalata sul giusto binario sin dall’avvio, con il gol di Insigne.
Dopo il gol abbiamo inspiegabilmente sbandato in un paio di occasioni e difeso
malino su due piazzati. Passato il pericolo c’è stata la seconda verticalizzazione
che ha definitivamente spento il Cosenza.
Siamo felici che il nostro modo di giocare abbia preso vie più
brevi di quell’inconcludente fraseggio visto in precedenti occasioni. Anche
nella gara precedente, seppur col modulo Reggina, si era visto qualcosa di
diverso sotto quest’aspetto; però da qui a dire che abbiamo sempre giocato
bene, esagerando in maniera oggettiva, ce ne passa. Noi non siamo né ottimisti
né pessimisti, ci stiamo limitando a raccontare cosa succede. Sintetizzando il
concetto avremmo potuto scrivere Insigne 3 – Cosenza 0, non l’abbiamo fatto
perché riteniamo il calcio uno sport di squadra. Dobbiamo ammettere però che a
volte capita che le gare siano decise dal singolo, sono eventi eccezionali ma
esistono ad ogni livello; Maradona ha vinto un Mondiale con compagni del
calibro di Cuciuffo, con tutto il rispetto. Se non s’inventa le doppiette con
l’Inghilterra e col Belgio, magari l’Argentina esce prima di arrivare in
finale.
Tornando alla Lega Pro diciamo che l’exploit di Insigne pone
nuovi temi alle nostre riflessioni. Robertinho sarà guardato in maniera
diversa, bisognerà trarre vantaggio da ciò, coinvolgendolo quando può colpire
le difese avversarie e cercare di proporre alternative che sfruttino le
attenzioni a lui dedicate. La questione è decisiva perché la squadra deve venir
fuori di personalità, infatti pur ritenendo Insigne il miglior giocatore della
Lega Pro, lo stesso non crea quel solco tra lui e ciò che gli gira intorno,
fatte le ovvie proporzioni, dell’esempio fatto in precedenza. Insigne può
concretamente diventare la ciliegina di una torta, il quid in più, il jolly che
vince una mano; l’errore sarebbe quello di caricarlo di eccessive
responsabilità, perché se diciamo che sono giovani, lui è quello da tutelare
proprio in questo momento di meritata notorietà.
L’abbiamo scritto la settimana scorsa, pensavamo che il baffuto
avesse preso le redini della panchina definitivamente, data l’ormai nota
scadenza della sua pazienza tecnica (5 partite), invece Cozza è tornato in
sella ed ha ceduto al modulo Reggina a partita ormai decisa: il passaggio al
3-5-2 nella parte finale è sembrato più che altro qualcosa di simile, con
lancetta invertita, che faceva Ancelotti fingendo di schierare Kakà attaccante
per far contento Silvio… poi piano piano lo arretrava dove doveva giocare.
Abbiamo martellato sui piazzati nonostante l’argomento sia
troppo spesso liquidato da tutti con frasi di circostanza. Bene, sarà un caso ma siamo passati dalla
zona mista (che non siamo in grado di fare) al secondo tentativo di zona
totale. Ancora non ci siamo nei movimenti ma si è cambiato, quindi ovviamente
un problema c’era! Sbagliata impostazione nel pre-campionato e tempo perso per
cinque gare è la naturale considerazione che dovrebbe essere pacifica ma
sappiamo di sprecare bit. Sarà un caso ma i gol che decidono il derby sono
frutto di concetti opposti a quanto visto nelle precedenti gare, cioè, palle in
verticale, anche lunghe. E sarà pure un
caso che a Castellamare si propone un certo modulo e si perde, si torna ad uno
più spregiudicato e si vince.
La gara di stasera si giocherà un campo storicamente difficile
visti i risultati ottenuti (mai vinto), l’ambiente l’abbiamo vissuto nella sua
ostilità nell’ultima gara giocata a Matera. Eravamo molto giovani quando
scoprimmo perché “in realtà” Matera è definita la città dei sassi: arrivavano
anche a pallonetto da dietro la curva all’epoca messa a nostra disposizione. Era
la Reggina di Ferrari che duellava col Perugia per la prima posizione in quel
girone d’andata, con Mollica o Passiatore in avanti.
Oggi il Matera è allenato da quell’Auteri molto vicino alla
panchina amaranto all’inizio della scorsa stagione. Non ci è mai piaciuto il
suo calcio ma gli riconosciamo una certa praticità, soprattutto in Lega Pro, forse
la B è ancora di un livello troppo alto per il suo gioco particolare. Praticamente
difende a cinque, lungo, per non subire contropiede e stare sempre abbastanza
coperto, lancia tre punte tanto sa che qualcosa pesca in una partita. Se avete sommato
fanno nove col portiere, i due che rimangono devono soffrire a centrocampo,
cercare di non sprofondare nell’ampio buco in cui si trovano e, potendo, far
girare la squadra. Sono gli ultimi arrivati ma hanno fatto qualche risultato,
ci hanno messo la giusta concentrazione nella maggior parte dei casi, non sono
né il Messina né il Cosenza, rappresentano comunque una squadra dai valori
inferiori ai nostri, come è spesso capitato a Matera, fosse la volta buona che...
® Riproduzione vietata anche parziale. Consentita solo previa citazione della fonte. Tutti i diritti riservati